Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale, è questo il tema su cui verte quest’anno la giornata mondiale dell’alimentazione.

I riflettori sono tutti puntati sul circolo vizioso che si è creato tra i cambiamenti climatici e  il cibo:

Una prima causa del cambiamento climatico sarebbero proprio i sistemi alimentari che vertono verso una sempre più crescente emissione di gas serra (l’agricoltura globale sembra essere responsabile del 35% delle emissioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto, e la zootecnia da sola contribuisce per il 18% a tutte le emissioni di gas serra)

Dall’altro canto, l’agricoltura stessa è fortemente esposta ai rischi legati ai cambiamenti climatici indotti dai gas serra.

“La lotta contro la fame tornerà indietro di decenni a causa dei cambiamenti climatici se non si interviene urgentemente.”

La fame che ancora oggi persiste nel mondo non è dovuta al fatto che non si produce abbastanza cibo, ma alla mancanza di accesso al cibo. Produrre cibo per tutti è una condizione necessaria, ma non sufficiente per la sicurezza alimentare in un mondo che oggi ha già oltre 7.3 miliardi di abitanti e che nel 2050 ne avrà, secondo le ultime proiezioni ONU, 9.7 miliardi -  ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia  L’impatto del cambiamento climatico sulla produzione alimentare e gli effetti di pratiche agricole dannose per il clima sono già una realtà: l’obiettivo è quello di creare sistemi alimentari fortemente integrati con la vitalità dei sistemi naturali e della biodiversità (il nostro capitale naturale costituito da suolo, acqua, foreste e specie ecc. ) , che producano  con il minor danno per l’ambiente e il clima ”.

Ancora una volta si evidenziano le responsabilità dei consumi legati al cibo: l’aumento del consumo di carne, la deforestazione tropicale, terreni eccessivamente fertilizzati, e tanto altro ancora.

Cosa si può fare per salvare il salvabile?

Passare dai sistemi di produzione alimentare dominanti al livello planetario, ad alto consumo di risorse naturali (come, ad esempio, il terreno fertile), all’ agroecologia (con minimo utilizzo di fertilizzanti e pesticidi e input – come il letame e i concimi organici – prodotti localmente)  e alla pesca sostenibile.

Per l’Italia il WWF ha elencato 7 soluzioni nazionali a partire  dalla promozione dell’agricoltura biologica ‘amica del clima’ con un obiettivo al 2020 di almeno il 20% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Promozione di aziende agricole multifunzionali, zootecnia estensiva, riduzione dei consumi di carne e latticini nelle diete con campagne di comunicazione, etichettatura con indicatore di impatto ambientale.


Anche noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa adottando un’alimentazione salvaclima che parte dall’acquisto di prodotti locali alla riduzione degli sprechi.

Fonte:

wwf