La frenesia della vita moderna ci porta sempre più spesso a consumare un pasto al volo, magari in ufficio, tra una “vitale” chiamata del cliente alle 13.40 e la partita a tetris per scaricare lo stress.

Studenti adolescenti che, neanche il tempo di uscire da scuola, sono già pronti per tornare sui libri tra doposcuola e attività varie (ma dopo aver passato almeno un’ora sui vari social network, perché, si sa, alla loro età socializzare è importante). Per non parlare poi delle mamme impegnate tra casa, lavoro, bambini, piscina, calcetto, danza, e chi più ne ha più ne metta.

Ecco, per tutte queste persone (e molte altre), sedersi a tavola e ritagliarsi almeno 30 minuti di pausa da tutto questo tran tran potrebbe essere una vera utopia.
Allora sappiate che l’ultima moda in voga in questo periodo è proprio lo Eat Slowly ovvero mangiare lentamente.

Chiariamo una cosa fondamentale: dire che mangiare lentamente faccia dimagrire non è del tutto esatto, in quanto è sempre importante ciò che mangi.

Il messaggio corretto è invece questo: Mangiare lentamente vi permette di raggiungere un senso di sazietà maggiore, introducendo minori quantità di cibo rispetto al mangiare voracemente.

Cosa significa?

La sazietà è un processo complesso, derivato dalla combinazione di molti fattori che si traducono in segnali elettrici inviati al cervello. I primi segnali di sazietà arrivano soltanto 20 minuti dopo aver iniziato a mangiare. Dunque, divorare un pasto in 5 minuti, non ci farà avvertire questo senso di sazietà, inducendoci a mangiare di più. Mentre mangiare con calma ci permetterà di sentirci sazi con una minore quantità di cibo, aiutandoci dunque a mantenere sotto controllo il nostro intake energetico quotidiano.

Tali conclusioni derivano da diversi studi portati avanti negli ultimi anni.
Tra questi, uno studio condotto recentemente in Inghilterra, che ha analizzato come variano i livelli di ormoni oressigeni (grelina) ed anoressigeni (PYY e GLP-1) dopo lo stesso pasto consumato in 5 o 30 minuti da due gruppi di volontari. Tali ormoni, agendo a livello ipotalamico, mediano il senso di fame e sazietà. Da tale esperimento è emerso che i livelli post-prandiali degli ormoni anoressigeni (ovvero quelli che inducono il senso di sazietà) erano significativamente più alti nei soggetti che avevano consumato il pasto in 30 minuti piuttosto in 5.

Inoltre, altri studi hanno evidenziato anche effetti benefici dello Eat Slowly sul processo digestivo e addirittura sui fattori di rischio cardiovascolari.

Quali sono allora i consigli da seguire ad ogni pasto?

  • Apparecchiare la tavola e un preparare un bel piatto anche se si è da soli: è un ottimo esercizio per scaricare l’ansia e le tensioni della giornata e a rilassarsi.
  • Consumare il proprio pasto in almeno 20 minuti, senza alcuna distrazione (tv, computer, telefono, ecc.)
  • Masticare lentamente (circa 20 volte ogni boccone), per ottenere tutti i principi nutritivi nel cibo che stiamo introducendo nel nostro corpo, oltre che a favorire il processo digestivo.

E se proprio non riuscite a seguire questi semplici consigli, ecco l’ultima novità dal mondo hi-tech: 

HAPIfork, la posata elettronica progettata dall’ingegnere francese Jacques Lepin per controllare la voracità con la quale si consuma un pasto. I sensori posti sulla posata percepiscono l’intervallo di tempo tra una forchettata e l’altra, e se questo è minore di dieci secondi la forchetta comincia a vibrare, segnalando un comportamento errato e invitando il commensale a mangiare meno voracemente. Inoltre, tutti i dati, dalla durata del pasto al numero di forchettate, vengono salvati sul pc e monitorati volta per volta. Insomma, un piccolo aiuto per i casi veramente critici.

 

Eating slowly increases the postprandial response of the anorexigenic gut hormones, peptide YY and glucagon-like peptide-1.
Kokkinos A, le Roux CW, et al. J Clin Endocrinol Metab. 2010 Jan;95(1):333-7.

Eating rate is associated with cardiometabolic risk factors in Korean adults.
Lee KS, Kim DH et al. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2012 May 25.