….e si stava meglio quando si stava peggio!

Le possiamo considerare frasi fatte, probabilmente lo sono. Ma in nutrizione, o meglio ancora,  nelle scelte alimentari di ogni giorno, non possiamo non considerare che tutto ha un tempo, e che le stagioni guidano la biologia.

Ogni blog che si rispetti, prima o poi, si cimenta nell’elaborazione di schemi e tabelle sulla stagionalità di frutta e verdura, che sottolineano, appunto, l’importanza nutrizionale (e perché no, economica) di prediligere prodotti che madre natura, saggiamente, propone in certi periodi piuttosto che in altri. Nel web possiamo trovare un’ infinità di queste tabelle, e, per l’affidabilità dei contenuti, vi rimando a consultare quelle proposte dal UNAPROA.

Quando leggiamo di queste cose, siamo tutti d’accordo nell’immaginare che la frutta, la verdura e gli ortaggi di stagione, crescono secondo ben precisi ritmi naturali, dovuti all’influenza delle condizioni di temperatura, umidità e radiazione solare, che gestiscono il ciclo vitale dei vegetali in base alle stagioni. Riusciamo proprio a figurarci la pianta, ad esempio un arancio, che a primavera, ai primi caldi, fiorisce, diventa carico di foglie ed in autunno, dopo il pieno di energia del caldo e potente sole estivo, ci consegna i frutti maturi.

Cosa che invece non può considerarsi così ovvia ed intuitiva è il perché della stagionalità delle specie ittiche (si, i pesci hanno anche loro una stagionalità!)

La maggior parte dei pesci, dalla sardina al tonno di più grosse dimensioni, sono presenti nelle acque durante tutto l’anno, eppure sul bancone del mercato (a meno che non parliamo di specie di allevamento) non sono sempre presenti, ma hanno un ciclo vitale, soggetto alle stagioni, che li porta ad essere meno “pescabili” in certi periodi piuttosto che in altri.

Tutti gli esseri viventi hanno come istinto primario quello della riproduzione, e, che si parli dell’organismo unicellulare o del homo sapiens sapiens, quando questo istinto diviene maturo gli individui della specie si dirigono in posti, per così dire, maggiormente “affollati” per aumentare le probabilità di successo.

I pesci, nella fattispecie, si riuniscono in branchi e questo, se da un lato favorisce la riproduzione, dall’ altro li rende preda di una pesca proficua, e pertanto spesso indiscriminata, da parte dell’uomo. Inoltre, la temperatura delle acque, le condizioni climatiche e la presenza dell’uomo stesso, inducono i branchi di pesci a spostarsi in acque migliori per riprodursi e dare vita alla tanto preziosa prole.

Ad esempio, alcuni pesci come la Lampreda, lo Storione e l’Alosa, dal mare risalgono i fiumi perché preferiscono riprodursi in acque dolci, o, di contro, l’Anguilla, che presenzierà le nostre tavole nelle festività di fine anno, è un pesce di acqua dolce che raggiunge il mare per la riproduzione.

E’ necessario fare attenzione a quello che vediamo al bancone del pescivendolo e documentarci a riguardo. Per dovizia di informazioni vi ricordo i pesci maggiormente disponibili in questo periodo dell’anno sono: orata, pesce spada, sardina, sogliola, tonno, triglia, lampuga, ostrica, acciuga dentice e nasello; perché non bisogna dimenticare che la pesca è un’attività molto lucrativa e la stagionalità, o meglio la disponibilità di varietà di pesce dipende anche dalla richiesta che il mercato stesso propone.