In occasione del Convegno AIO tenutosi a Napoli lo scorso 31 Maggio, abbiamo discusso sui metodi di prevenzione del sovrappeso e dell’obesità in età pediatrica, cercando di puntare sull’approccio multidisciplinare per promuovere l’educazione alimentare come arma vincente.

L’obesità infantile rappresenta una mina vagante in grado di mettere a repentaglio la salute dei bambini, rendendoli vulnerabili a ripercussioni salutari sia a breve che a lungo termine.

Basti pensare che un bambino obeso ha l’80% di probabilità di diventare un adulto obeso, portandosi dietro tutto il carico di patologie associate. E tale rischio aumenta con l’avanzare dell’età del bambino e la gravità del suo eccesso ponderale. Sono dunque necessari interventi tempestivi.

Gli ultimi dati in Italia disegnano un quadro allarmante, con un’incidenza del sovrappeso infantile del 22.9% e dell’obesità dell’11,1%.  Si evidenzia, inoltre, una spiccata variabilità interregionale, con percentuali tendenzialmente più basse nell’Italia settentrionale e più alte nel Sud. La Campania detiene infatti il primato, con 1 bambino su 2 in eccesso ponderale.

 

Conoscere e studiare le cause di questa patologia è  il primo passo per affrontarla e per delineare strategie preventive.

Tutto parte sin dall’età fetale che sembra essere un momento cruciale: gestire l’andamento della gestazione con le dovute accortezze, monitorando soprattutto alimentazione e aumento di peso, può servire a ridurre il rischio di incidenza di sovrappeso nei nascituri.

Corsi pre-parto, con la collaborazione di ginecologi, ostetriche e nutrizionisti, possono fornire linee guida utili alla salute della futura madre e del suo bambino.

Segue poi il compito arduo dei genitori, insieme alla scuola,  nel fornire ai propri figli dei sani principi relativi all’alimentazione e all’attività fisica.

Progetti di educazione alimentare dovrebbero infatti entrare a far parte del normale programma ministeriale scolastico, per arricchire il bagaglio culturale del bambino, rendendolo consapevole e responsabile delle proprie scelte alimentari.

Ovviamente, anche il ruolo del pediatra sembra essere il fulcro di questa prevenzione: gestire il peso del bambino, con un costante monitoraggio del BMI, specie

durante i primi anni di vita, può far emergere i primi campanelli d’allarme, come ad esempio un adiposity rebound precoce,  indicatore di rischio per lo sviluppo di obesità in età adolescenziale ed adulta.

Ma non solo il pediatra, anche il dentista, o altre figure professionali che vengono a contatto con pazienti di tenera età, possono agire facendo prevenzione e cercando di sensibilizzare i genitori ad un problema che molto spesso viene sottovalutato dalla stessa famiglia.

E’ dunque evidente la necessità di una feconda sinergia tra famiglia, scuola e operatori del sistema sanitario. per prevenire, prima ancor di risolvere, quella che viene definita un’epidemia globale, che ha quasi scalzato via la malnutrizione come prima causa di morbilità e mortalità correlata a problemi nutrizionali.

 

Fonti:

Okkio alla salute 2010

Gillman et al. How Early Should Obesity Prevention Start? N. Eng.J. Med 2013